È TUTTA QUESTIONE DI INTERNI

Cosa hanno in comune arte, automobili e tappeti antichi? Più di quanto non sembri, secondo Mikael Kennedy, che ha trasformato la sua Mercedes Benz 300 SD in un'opera d'arte mobile. Kennedy non è solo il fondatore e proprietario di King Kennedy Rugs - il brand made in Los Angeles che offre una collezione iper curata di tappeti antichi - ma anche un grande appassionato di auto d'epoca.
La Mercedes - che possiede da circa 14 anni - è diventata virale dopo il completamento del progetto di customizzazione che Mikael sognava da quasi un decennio: tappezzarne tutti gli interni con parti provenienti dai tappeti ultra centenari della sua collezione. Il risultato è stato strabiliante e, non a caso, ha fatto il giro del web.
«Tutto può essere arte se lo si vede e tratta come tale». A partire da questa semplice ma significativa affermazione, la nostra conversazione ha intrecciato temi che non avrei mai pensato fossero così ben collegati: i tappeti antichi, l’arte e le automobili.
L'attività di Mikeal è diventata popolare su Instagram quando ha iniziato a postare alcuni dei tappeti che aveva acquistato da un commerciante di NY, che sarebbe andato in pensione di lì a poco.«People went crazy for them», dice. Da quel momento, il business è decollato naturalmente, e King Kennedy ha potuto trasporre la vena artistica che aveva sviluppato come fotografo, nel suo nuovo progetto: «Non mi occupo di antiquariato o di mobili, ma di pezzi d'arte. Per me, i tappeti sono essenzialmente quadri da mettere sul pavimento. Si tratta più di pezzi d'arte che di arredamento».
Spiegando la sua filosofia, Mikael cita una frase dell'artista californiano Robert Irwin, che tiene appesa alla parete del suo studio: «Folk art is when you take a utilitarian object, something you use everyday, and give it overlays of your life. Folk art in the current period of time would more appropriately be in the area of something like a motorcycle». Se tutto può essere arte, allora anche i tappeti lo sono. E, come dimostra la cura con cui si è dedicato alla sua Mercedes, lo stesso vale per le automobili.
Infatti, quella era la stessa auto che aveva usato per viaggiare per il paese prima di iniziare la sua attività; più tardi, Mikael l’aveva usata per consegnare i tappeti ai suoi primi clienti: «Li srotolavo sul cofano dell'auto, che usavo come vetrina itinerante». La storia di questa Mercedes ha avuto un impatto così forte, che lo step definitivo è stata la sua trasformazione in un’opera d'arte, in grado di esprimere la filosofia e l’approccio (alla vita, all'arte e alle auto) del suo proprietario. «Le mie prime sperimentazioni artistiche erano tutte basate sui miei viaggi attraverso gli Stati Uniti, durante i quali ho sviluppato uno stile di vita nomade quasi “alla Kerouac”. Anche oggi, gran parte del mio lavoro si basa sul concetto del road trip americano e sui sentimenti di libertà ad esso collegati. Le automobili, almeno negli Stati Uniti, sono sinonimo di libertà».
Nonostante si approcci alla vita (e ai suoi affari) come un artista, Kennedy apparentemente vive questo mondo come un outsider: «Ho un grosso problema con forme d’arte troppo intellettualizzate e istruite. Vorrei che l’arte fosse per tutti, ed è così che vedo questa auto, e le automobili in generale: come un modo per valorizzare qualcosa di ordinario. Nella vita, tutto dovrebbe essere visto come fosse una scultura. Tutto ciò che compriamo, le nostre case, il nostro corpo dovrebbe essere una scultura. Ogni singola parte della nostra vita ha il potenziale per diventare un'opera d'arte, se viene vissuta in questo modo».
Questo concetto edificante e ultra-democratico dell'arte emerge anche dal racconto di un incontro fortuito con alcuni membri della comunità lowriders di Los Angeles, avvenuto qualche settimana fa.
I Lowriders sono un'ampia e storica comunità che affonda le sue radici nella cultura chicana della customizzazione dell'auto. Nel corso dei decenni, pratiche come la verniciatura, le folli opere di tappezzeria o l'installazione degli switch idraulici che fanno "ballare" i bauli, sono diventate un mezzo di espressione dell'identità, e di sottile resistenza a una società stereotipante che troppo spesso reprime la creatività.
Dal momento che è normale per i lowriders trattare i loro veicoli come pezzi da museo, non sorprende scoprire che Mikael si sia immediatamente sentito in connessione con i suoi vicini, che in una giornata di sole hanno parcheggiato per i loro furgoni proprio accanto al suo negozio. «Sono uscito e mi sono reso conto che tutta la crew era composta da furgoni Nissan customizzati».
Qualche tempo prima, Kennedy aveva acquistato un gran numero di tappetini per auto dall’Afghanistan, con i loghi di varie case automobilistiche intessuti a mano sulla stoffa. Molti di questi erano Nissan, non proprio il tipo di veicolo che il suo cliente medio avrebbe acquistato. Tuttavia, nel sud della California esiste una vastissima e specifica cultura di customizzazione di furgoni Nissan. Così, dopo aver conversato per ore con i nuovi amici, Mikael ha deciso di regalare loro tutti i tappeti del marchio che aveva, perché, semplicemente, «erano troppo cool dentro le loro auto».
«Comprendo molto bene la cultura lowriders. Sono persone appassionate, che costruiscono e ristrutturano le loro auto migliorandole all’infinito, hanno un amore così profondo per i loro mezzi». L'amore è in effetti il denominatore comune tra Mikael Kennedy, collezionista e commerciante di tappeti californiano, e la cultura lowrider: prima di completare il progetto della sua Mercedes, aveva passato anni a ripararla, rifarne la tappezzeria e a prendersi cura di lei. I tappetini Nissan sono finiti negli interni dei truck in modo completamente spontaneo, «come se fossero nati per stare lì».
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