Stanguellin

C’era una volta, in un angolo rombante di Modena, un nome che si sarebbe fatto spazio nella storia dell’automobile non con muscoli da 12 cilindri, ma con cervello fino, bulloni leggeri e una passione che non conosceva cilindrata: Stanguellini. Mentre Ferrari ancora faceva i conti con i suoi primissimi cavallini rampanti, Vittorio Stanguellini già metteva in moto l’idea che anche un 750cc, se ben accordato, può ruggire come un leone.

Dalle biciclette ai bolidi: la lunga strada verso il mito

La storia inizia alla fine dell’Ottocento con Celso Stanguellini, che commerciava biciclette e strumenti musicali. Ma fu il figlio Francesco, nel 1900, a dare una svolta importante: diventò il primo concessionario Fiat di Modena. Insomma, il DNA della velocità si trasmise presto al giovane Vittorio Stanguellini, vero protagonista del nostro racconto. Uomo di stile, meccanico raffinato, ma soprattutto visionario convinto che con un po’ di lima e tanto ingegno, anche un motore Fiat potesse vincere a Monza.Durante gli anni ’30 e ’40, mentre il mondo affrontava guerre e crisi, Vittorio trasformava il garage di casa in un laboratorio da corsa. Lì, fra banchi da lavoro e sogni su quattro ruote, nascevano i primi bolidi firmati Stanguellini. Modificava motori Fiat 500 e 1100, alleggeriva telai, scolpiva carrozzerie in alluminio come se fossero arte rinascimentale. Era più artista che industriale. E il mondo se ne accorse.

Anni d’oro, premi e pistoni

Negli anni ’50 e ’60, Stanguellini era sinonimo di successo nelle categorie Sport e Turismo. Le sue vetture dominavano le gare di classe 750 e 1100. La Stanguellini 1100 Sport, nata dal motore Fiat trasformato con un raffinato bialbero in testa, vinse quasi tutto quello che c’era da vincere. Mille Miglia? Presente. Targa Florio? Pure. In pista come su strada, i suoi bolidi sembravano danzare, non correre.E quando nel 1958 nacque la Formula Junior, categoria entry-level delle monoposto, chi fu il primo a presentarsi ai nastri di partenza con un’auto competitiva? Stanguellini, naturalmente. Le sue monoposto fecero la fortuna di giovani piloti, tra cui un certo Lorenzo Bandini, che proprio su una Stanguellini cominciò a farsi notare. La leggenda narra che Enzo Ferrari osservasse queste vetture con rispetto (e forse un pizzico di gelosia).

Il legame con Fiat: una relazione lunga e fruttuosa

La collaborazione con Fiat fu il pilastro tecnico su cui Stanguellini costruì la sua grandezza. I motori Fiat venivano presi, smontati, alleggeriti, ottimizzati fino all’ultimo grammo. Era come prendere un brano pop e trasformarlo in un’aria d’opera. Stanguellini non inventava motori da zero, ma sapeva tirar fuori da un Fiat 1100 quello che nemmeno gli ingegneri torinesi pensavano fosse possibile.E Fiat ci guadagnava pure in immagine: mentre le loro utilitarie conquistavano le strade, i motori Fiat da corsa, firmati Stanguellini, conquistavano le piste.

Modelli iconici (piccoli, ma da paura)

  • 750 Sport Nazionale (1938–1948): Il piccolo drago modenese. Telaio Fiat Topolino, spirito da Le Mans. Se ti sorpassava in curva, lo faceva col sorriso.
  • 1100 Sport Internazionale (1947–1957): Linee pulite, peso piuma, grinta da vendere. Un’auto che dava filo da torcere a macchine ben più costose.
  • 750 Sport Internazionale (1948–1958): Con un motore bialbero da urlo e un’aerodinamica da jet privato, era l’arma segreta di tanti piloti privati.
  • Formula Junior (1958–1961): Una scuola di velocità su ruote. Leggera come una piuma, veloce come una saetta. Oggi considerata la “Ferrari dei poveri” (e non è un insulto).
  • Colibrì (1963): Un’auto da record con motore Moto Guzzi. Talmente leggera che bastava un battito d’ali per farla partire. Record mondiale di velocità nella sua categoria.

Declino e rinascita museale

Con l’arrivo delle grandi case costruttrici nel mondo delle corse (e delle norme sempre più stringenti), per i piccoli costruttori artigianali come Stanguellini divenne difficile restare in pista. La produzione rallentò negli anni ’70, fino a fermarsi. Ma come tutte le grandi storie italiane, anche questa ha un finale in bellezza: il Museo Stanguellini a Modena, ancora oggi gestito dalla famiglia, ospita una collezione mozzafiato di vetture, trofei e memorie. È un viaggio in un tempo in cui bastavano genio, saldatrice e passione per battere i giganti.
Ultime news