Il legame tra manga e supercar

Una strada di curve dalla quale sbuca come un tuono una Toyota Sprinter Trueno, seguita dai fanali di una Mazda Savanna RX-7. Le due macchine si inseguono mentre suoni disegnati ricreano il fischio delle ruote sull’asfalto. L’inseguimento si fa avvincente ma per capire come si concluderà bisogna girare pagina, da sinistra a destra. Quella inquadrata è una delle tante scene di azione disegnate da Shuichi Shigeno in Initial D, probabilmente il manga a tema motori più famoso al mondo, che ha spinto Toyota nel 2016 a ricostruire il modello guidato dal protagonista Takumi Fujiwara.
Dalle muscle car americane al grande design delle case automobilistiche italiane, il mondo dell’automotive rappresenta uno dei filoni più specifici della cultura manga e per estensione di quella anime. Le storie si inseriscono in un sottogenere con uno storytelling ben codificato, che prevede quasi sempre corse pazze tra adolescenti per guadagnarsi il controllo di un quartiere, il rispetto nella zona o di ragazze contese tra i piloti. Anche nella rappresentazione del futuro iper tecnologico, molto presente nel mondo manga, non si è rinunciato a concepire auto spaziali e adatte a sopravvivere in mondi distopici in cui aggressività e velocità vanno di pari passo. Un esempio fortunato anche in occidente di questo immaginario è Akira di Katsuhiro Ōtomo, in cui i motori – una moto in questo caso – non sono tuttavia il tema centrale della storia ma ne aiutano a definire l’ambientazione.
Tra le storie manga più rappresentativi del filone legato alle auto e al loro design ci sono titoli come Wangan Midnight, nel quale il protagonista Akio passa da una Nissan Fairlady Z a una Datsun S30, con la quale corre sulle strade a Wangan, autostrada di Tokyo famosa anche per essere percorsa a grandi velocità. Una storia simile è anche quella di Shakotan Boogie, in cui sempre marchi giapponesi come Nissan e Mazda accompagnano il racconto di due appassionati di Lowrider, cultura diffusa in Giappone in modo massiccio a inizio anni 2000 insieme alla Kustom Kulture.Legati più all’ambito sportivo (spokon) e quindi al mondo delle corse su pista ci sono due manga amatissimi dagli appassionati, il primo è Capeta, storia di un ragazzino che inizia con i kart per raggiungere il suo sogno di correre in Formula 1. La macchina rossa e gli sponsor sulla tuta sono un chiaro omaggio alla Ferrari. È una Mitsubishi Starion 4WD l’auto da rally guidata per le strade del Giappone da Daibutsu in SS di Shohei Harumoto, in quella che è una storia di sport nella quale si inseriscono dinamiche famigliari e storie di rivincita, proprio come in Capeta, ragazzo rimasto orfano di madre e con un padre costretto a fare sacrifici per permettere al figlio di correre.Senza rivincita ma puntando tutto sul fascino delle supercar è Countach, che prende il nome inevitabilmente da un modello simbolo del super lusso automobilistico come la Lamborghini LP400 Countach, protagonista di una sfida (per amore, ovviamente) contro una Ferrari 360. Non solo il punto di vista maschile nei manga automobilistici, in Over Rev! la giovane Ryoko non sa cosa fare della sua vita, prima di scopre le corse d’auto apprendendo i segreti della pista ma anche dettagli tecnici di meccanica e ingegneria.
Sono quasi tutti manga classificabili nella categoria dei Seinen, ovvero di quelle opere destinate a un pubblico maschile non più bambino, per il quale appunto le auto, oltretutto se trattate come oggetti da possedere e guidare a velocità folli, rappresentano un elemento di fascino realmente percepibile. L’amore per i giapponesi per le auto da corsa si è consolidato a partire dagli anni ’80 quando iniziarono a intensificarsi le gare clandestine e il drifting, un fenomeno descritto bene anche in alcune pellicole come Fast and Furious: Tokyo Drift.Personaggi molto noti anche in Europa, slegati dal filone automobilistico, hanno guidato macchine incredibili, dalle storiche FIAT 500 di Lupin e Arale al chiaro riferimento alla Panda posseduta da Bulma nella saga di Dragon Ball. Il talento dei disegnatori è lo stesso che ha portato oltre quarant’anni fa a immaginare un futuro di meganoidi e cyborg, immagini visionarie di una tecnologia tutt’ora credibile nella sua fantasia, nella quale la Mach Patrol di Daitarn III (ispirata alla Dodge Charger del 1970) è il fulcro di una delle storie più famose nel mondo dell’animazione, almeno in Italia.Che siano Porsche, Alfa Romeo, Chevrolet, Mini Cooper, Subaru o BMW, il fascino delle auto sportive e l’epica della corsa si sposa perfettamente con un prodotto culturalmente decisivo come quello dei manga. Il tratto nero degli autori permette di creare modelli mai realizzati o sognati da bambini cresciuti, aspettando di veder spuntare da dietro la curva il fanale di una “Hachi-Roku”.
Credits:EDITOR: Tommaso Berra
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