Too fast for police: 60 anni di supercar delle guardie

Nel 2005 Cole di In The Panchine diceva “In the Audi / Too fast for polizia / Show me paletta / I disappear”, una delle rime più iconiche della storia della cultura musicale di un’intera generazione, un inno A.C.A.B. punk e popolarissimo ancora oggi. La fuga matta e dissennata dalla polizia per le strade è infatti un’immagine forte, cinematografica, quasi romantica, se pensiamo a “Il Bandito e la Madama”. Ma quando a inseguirti è una supercar, forse, a essere too fast non sei tu, né Burt Reynolds, né In The Panchine.La storia delle supercar a servizio delle forze dell’ordine italiane è curiosa e fitta di miti da raccontare: non sono poche le auto scomparse e ricomparse, distrutte o poco conosciute.
Era il 1962 quando il brigadiere Armando Spatafora fece una battuta parlando delle volanti a servizio della squadra mobile di Roma durante una riunione con il capo della polizia dell’epoca, il prefetto Vicari: “Ci vorrebbe una Ferrari”, disse semplicemente, un po’ beffardo. Qualche mese dopo, nel 1963, esattamente sessant’anni fa, la macchina, anzi due, arrivarono davvero. Erano due Ferrari 250 GT/E nere, 2+2 posti, con la scritta “Squadra Mobile” sulla fiancata e il simbolo della Pantera sul passaruota anteriore. Viaggiavano a oltre 250 km/h, una velocità mai vista prima in alcun corpo di polizia italiano, un vero shock per la capitale.
Tra vie della città, però, fu solo una delle due Ferrari a rincorrere la malavita, poiché l’altra venne immediatamente distrutta durante un collaudo. L’esemplare rimasto ha battuto i sampietrini per cinque anni, fino al 1968, proprio sotto il comando di Spatafora, diventato così un uomo-leggenda, la “Lince” della notte romana a bordo del suo Ferrarino alla ricerca di criminali, addirittura correndo giù per le scale di piazza della Trinità dei Monti.
La pantera venne poi creduta scomparsa, rubata, addirittura demolita in qualche cimitero di macchine nelle campagne laziali. Ricomparve solo qualche anno dopo, nel garage di un collezionista che se l’era aggiudicata come surplus militare, dato che ai tempi la polizia era ancora militarizzata. Oggi è un’auto privata, unica in assoluto in Italia con speciale permesso di circolazione con scritte e sirene. Dopo l’inseparabile coppia Spatafora-Ferrari, comunque, solo semplici poliziotti con le loro semplici Alfa Romeo 2600 Sprint.Le supercar della polizia contemporanee, quelle bianco-azzurre, più riconoscibili, non sono più direttamente a servizio della lotta alla delinquenza. Pensiamo alla Lamborghini Gallardo, donata per la prima volta alla Polizia di Stato da parte della casa automobilistica nel 2004, full-equipaggiata per il pronto intervento sanitario, dotata ad esempio di defibrillatore automatico e preparata al trasporto celerissimo di organi e plasma. Dal 2009 ne esiste solo una: ce n’era un’altra, ma, nel parcheggio di un benzinaio sulla Milano-Bologna, per liberarsi da un taglio di strada, si è schiantata contro una Mercedes Classe A, disintegrando completamente la parte anteriore. Tutti praticamente illesi.
La collabo Lambo-Polizia non si limita alla Gallardo, esistono infatti anche due Huracán, le più potenti e veloci in assoluto mai state in mano alla stradale, arrivate nel 2015 e nel 2017, con tanto di bollino bianco riconoscitivo sul tetto e beretta M12 sotto al sedile. Anche loro, per quanto siano impiegate come pattuglie sulla A1, dispongono di tutta la strumentazione necessaria per il soccorso medico e del frigo box per il trasporto organi a 325 km/h.
I Carabinieri, invece, non si sono mai meritati una Lamborghini, tantomeno una Ferrari. A parte le famosissime Alfa Giulia Quadrifoglio Verde, però, negli ultimi dieci anni, hanno potuto contare su ben due Lotus Evora S uguali identiche a quelle utilizzate in Scotland Yard, sempre ad uso principalmente sanitario.
E la Locale? A Milano ha giusto una Ferrari 458 Spider. Ottenuta nel 2015 da un sequestro in seguito a un’operazione nei confronti della criminalità organizzata, nel 2017 è stata brandizzata con i colori della Polizia Locale, affidatale secondo le leggi antimafia. È tornata in funzione con un obiettivo un po’ diverso rispetto a quelli visti finora: l’auto, infatti, è teoricamente adibita a scopi educazionali, soprattutto stradali e civici. Praticamente non si muove, anzi, è soggetta spesso a spostamenti random per scongiurare danni da inattività.
Alcune di queste macchine straordinarie le potete incontrare casualmente su qualche tratto di autostrada, o in qualche rotonda di periferia. Altre invece, a rotazione, potete ammirarle comodamente al Museo delle Auto della Polizia di Roma, assieme a decine di altri mezzi che, non saranno supercar, ma sono sicuramente autentici pezzi di storia moderna.
Andate piano.
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