Per molti di noi, il distributore di benzina in città è la boccata di ossigeno quando la spia giallo-arancione inizia a urlare dal cruscotto della nostra autovettura, per avvisarci che è ora di dare da bere al serbatoio del nostro bolide, a meno che non abbiamo l’intenzione - a un dato momento - di scendere a spingerlo.E pensare che all'inizio del Novecento, la benzina in Italia veniva venduta nelle drogherie e nelle farmacie, ed era utilizzata principalmente come smacchiatore o per le lampade a olio.Poi, con la diffusione delle automobili, nasce l'esigenza di avere dei punti di rifornimento dedicati.È proprio da questa esigenza che nascono le prime pompe di benzina negli anni '20, spesso collocate su marciapiedi o davanti a negozi, dotate di serbatoi interrati e colonne erogatrici che spuntano come pinnacoli colorati sulla superficie stradale.Negli anni Cinquanta e Sessanta, durante il boom economico, le stazioni di servizio diventano elementi distintivi del paesaggio urbano.Progettisti come Mario Bacciocchi contribuiscono a definire lo stile delle stazioni AGIP, caratterizzate da pensiline a sbalzo, vetrate continue e un design funzionale. E tutte queste strutture iniziano ad essere non solo punti di rifornimento per l’automobilista a secco, ma veri e propri simboli della modernità e del progresso.Ad alcune di queste strutture è stato voluto bene in modo particolare. Sono state prese per mano e accompagnate verso l’uscita dal tunnel del tempo che incrina pensiline, sgretola cornicioni e arrugginisce gli infissi di metallo.Alcune delle storiche aree di servizio nazionali sono difatti state trasformate in maniera sapiente in punti di riferimento architettonici e culturali, prima ancora che funzionali.In onore del vecchio adagio per cui “ogni scarrafone è bello a mamma sua” mi piace partire proprio dal distributore Agip di Piazzale Accursio a Milano.Si tratta di uno degli esempi più fulgidi della potenzialità di questi spazi urbani.Ideato nel 1952 dall’architetto Roberto Menghi, questa stazione di servizio è l’espressione di uno stile modernista e razionalista, con le sue vetrate continue e la pensilina a sbalzo.La si può benissimo considerare l’emblema dell’Italia del boom economico ed è senz’altro una delle più riuscite integrazioni tra architettura di servizio e cultura automobilistica.Oltre a Menghi, il distributore AGIP di Piazzale Accursio a Milano è stato progettato da Mario Bacciocchi e finalmente inaugurato nel 1953.Dopo un attento e amorevole restauro, curato da Michele De Lucchi, oggi la vecchia stazione AGIP di Piazzale Accursio ospita Garage Italia Milano, uno spazio polifunzionale, un cocktail bar e un ristorante.L'edificio si distingue per le sue pensiline curve, le vetrate continue e le linee fluide che richiamano l'estetica streamline.La struttura si sviluppa su due livelli con un piano seminterrato e presenta elementi che evocano l'architettura navale, come le pareti inclinate e gli oblò.Originariamente, ospitava un bar, un'officina e un autolavaggio, oltre agli alloggi per il gestore.Le sue forme avveniristiche gli valsero il soprannome di "astronave" e le pensiline erano illuminate da tubi al neon, che enfatizzavano le linee curve dell'edificio.Negli anni '80, l’impianto ha cessato definitivamente l'attività come stazione di servizio, e ha continuato a funzionare come officina.Ma solo nel 2015, Lapo Elkann avvia un progetto di restauro conservativo che viene affidato a De Lucchi.Il restauro, approvato dalle Belle Arti, preserva le caratteristiche originali dell'edificio, trasformandolo nella sede di Garage Italia Milano, inaugurata nel 2017. La posizione è strategica siccome l'edificio si trova all'intersezione di viale Certosa e via Espinasse, in un naturale spazio a "V" che ne ha ovviamente influenzato la progettazione.Un tempo la scritta "Supercortemaggiore" sovrastava l'edificio, rendendolo anche un punto di riferimento visivo. L’enorme insegna era visibile di notte grazie alle luci al neon che la illuminavano, e aveva convertito la stazione di Piazzale Accursio in un landmark urbano, rendendola un punto d’incontro e di orgoglio milanese per chiunque viaggiasse in auto in quegli anni ruggenti.La Supercortemaggiore era un carburante prodotto da Agip (poi diventata Eni), lanciato nel 1953. La prima benzina interamente raffinata da petrolio estratto in Italia, e precisamente dal giacimento di Cortemaggiore, vicino a Piacenza. Il nome difatti unisce “Super”, per indicare un carburante ad alte prestazioni - e ancora in uso oggi - e “Cortemaggiore”, il luogo di origine del greggio.In pieno dopoguerra, in un’Italia ancora dipendente dalle importazioni energetiche dall’estero, la scoperta di petrolio nel suolo nazionale (seppure l’Emilia non sia il Texas) e la produzione autoctona di Supercortemaggiore vennero presentate al pubblico come un trionfo tecnologico e patriottico.La pubblicità dell’epoca recitava: “La potente benzina italiana” con lo slogan diventato famoso “La benzina che nasce in Italia da petrolio italiano”È anche di quell’epoca la nascita dell’iconico simbolo del cane a sei zampe, ideato da Luigi Broggini, che sarebbe poi diventato il logo ufficiale dell'Eni e il simbolo del progresso industriale, dell’energia e della potenza motrice.Non si tratta di un cane realistico, ma di un animale fantastico, una chimera industriale, perfetto per un’azienda che voleva trasmettere forza, energia e un senso di italianità moderna.Il cane sputa fuoco dalla bocca, come una creatura mitologica. Ha un corpo stilizzato, dinamico, quasi da cartone animato futurista e le sei zampe suggeriscono velocità, potenza e sinergia.O secondo la leggendaria spiegazione, data a posteriori da Enrico Mattei, fondatore dell’Eni, "quattro zampe per l’auto e due per l’uomo."
A quanto pare non abbiamo più testimonianze fotografiche di un altro esempio di architettura visionaria che viene dal 1958, anno in cui è stato inaugurato il distributore Shell di Casalecchio di Reno, progettato dal geniale Ico Parisi.Simbolo del modernismo internazionale, con la sua struttura leggera e il tetto a conchiglia, questa stazione di servizio è sempre stata considerata un pezzo raro di design d’autore applicato a un contesto popolare. Vero e proprio esempio dell’equilibrio tra funzionalità e poesia visiva.Il grande Ico Parisi, noto per il suo approccio innovativo e sperimentale, contribuisce a ridefinire l'estetica delle infrastrutture legate alla mobilità durante il boom economico italiano. E sebbene le informazioni specifiche su questo distributore siano limitate, sappiamo che Parisi ha applicato anche a questo progetto i suoi principi propri del design modernista per edifici di uso quotidiano.Le sue opere si distinguono per l’utilizzo di materiali innovativi, per le linee pulite e per un'attenzione particolare all'integrazione con l'ambiente circostante.Parisi è stato un architetto e designer italiano di rilievo, noto in special modo per la sua capacità di fondere arte, architettura e design industriale.Ico Parisi ha collaborato per tutta la sua vita con alcune delle più importanti aziende italiane, contribuendo alla definizione dello stile del dopoguerra, con mobili e strutture che ancora oggi sono considerati iconici.
Un altro momento degno di nota della saga «Papà, per favore, possiamo fermarci?» è l’area di Servizio Pavesi di Fiorenzuola d’Arda, inaugurata il 31 Dicembre 1959 dal progetto dell’architetto Angelo Bianchetti.In questo caso siamo in pieno futurismo autostradale, con la sua famosa struttura a ponte e ristorante sospeso su entrambe le corsie di marcia.Situata lungo l'Autostrada del Sole, tra Parma e Piacenza, l'area di servizio di Fiorenzuola d’Arda occupa una posizione strategica nel cuore della Pianura Padana.Questo punto di sosta è stato scelto per la sua vicinanza all'intersezione con la diramazione dell'autostrada A21, rendendolo un nodo cruciale per i viaggiatori in cerca di rifornimento e un luogo d'incontro tra le tradizioni gastronomiche emiliane e lombarde.Modificata nel tempo, ma ancora oggi attiva e funzionante, la stazione Pavesi di Bianchetti è il puro simbolo dell'ottimismo modernista che rappresentava per l’epoca un nuovo modo di vivere il viaggio in auto.Nel corso degli anni, l'Autogrill Pavesi di Fiorenzuola d’Arda è stato riconosciuto come un'opera di rilevanza storica e culturale e nel 2023, è stato oggetto di un decreto di tutela da parte del Ministero della Cultura, che ne ha riconosciuto l'importanza come patrimonio dell'architettura del Novecento italiano.A conti fatti, questa resterà sempre la prima struttura a ponte costruita in Europa con funzioni commerciali.
E di gioielli architettonici legati all’automotive nel nostro paese ce ne sono ancora moltissimi altri.Come l’Agip di Monte Mario a Roma, attualmente in disuso ma ancora esistente.In puro stile anni Cinquanta, il cui disegno viene attribuito all’architetto Luigi Moretti ed è considerato un vero esempio di razionalismo con l’utilizzo di dettagli plastici su una struttura in cemento armato, con vetrate e volumi dinamici.Questo di Monte Mario è uno dei casi più eleganti di distributore urbano, con la sua forma scultorea e l’impianto funzionale che mostrano un’attenzione al dettaglio propria dell’architettura di classe di quell’epoca.
O come la stazione di servizio Agip di Largo Boccioni a Milano. Venuta alla luce intorno al 1952 sul progetto dell’ufficio Tecnico Agip, capitanato dall’architetto Mario Bacciocchi si classifica come un esempio di stile razionalista-industriale, con la sua pianta simmetrica, il tetto a sbalzo e una vera e propria torretta in vetrocemento.Questa stazione di servizio è stata rasa al suolo negli anni ’80 ma è da tutti considerata uno dei modelli “tipo” standardizzati da AGIP, con elementi architettonici raffinatissimi.Vale la pena di ricordare anche l’area di servizio Limena di Padova, che ha visto la luce in pieni anni Sessanta, prima della crisi petrolifera, dalle squadre e compasso immaginifici dell’architetto Ignazio Gardella.L’area Limena è un esempio di modernismo organico, dotata di una pensilina a forma di conchiglia e caratterizzata ancora una volta da linee fluide.La struttura è ancora presente anche se non più in uso come area di sosta e all’epoca si trattava di un pezzo unico, progettato per stupire e accogliere e che ancora oggi è considerato uno tra i migliori esempi di “architettura da viaggio”.Tra le riconversioni degne di nota andiamo a Piacenza, dove l’ex distributore AGIP in Via Colombo degli anni Cinquanta nel 2020 è diventato un chiosco gastronomico e street food sotto la pensilina originale.A Rimini dove l’ex distributore ENI in Via Marecchiese degli anni Sessanta, nel 2019 ha dato la vita a un wine bar in cui il design minimale della struttura conservata, fa da cornice al raffinato locale serale.A Roma, dove l’ex stazione Total al Pigneto nel 2018 è passata da stazione di servizio anni Cinquanta a un moderno spazio urbano per eventi, mostre e festival culturali.A Torino, nell’elegante zona Crocetta, dove uno storico ex distributore Agip degli anni Quaranta, è stato riconvertito nel 2015 in coffee shop e showroom, grazie a una ristrutturazione che è rimasta rispettosa dell’originale, ma con un tocco retrò-chic.Oppure a Pistoia dove uno storico punto di rifornimento cittadino è diventato un juice bar e street food bio, frutto di un progetto di riuso urbano sostenibile.In Oltrarno, a Firenze dove una stazione anni Cinquanta è stata trasformata in un Info Point turistico mantenendo vetrate e pianta originali.A Genova, dove nel 2018 un fast food sostenibile ha visto la luce all’interno della ristrutturazione di una stazione di servizio anni Sessanta dando vita a una vera e propria fusione tra design vintage e proposta gastronomica giovane.E infine a Trento, dove una stazione di servizio anni Cinquanta, a seguito di un bando pubblico, è stata recentemente riconvertita in uno spazio espositivo per artisti emergenti.
O come la stazione di servizio Agip di Largo Boccioni a Milano. Venuta alla luce intorno al 1952 sul progetto dell’ufficio Tecnico Agip, capitanato dall’architetto Mario Bacciocchi si classifica come un esempio di stile razionalista-industriale, con la sua pianta simmetrica, il tetto a sbalzo e una vera e propria torretta in vetrocemento.Questa stazione di servizio è stata rasa al suolo negli anni ’80 ma è da tutti considerata uno dei modelli “tipo” standardizzati da AGIP, con elementi architettonici raffinatissimi.Vale la pena di ricordare anche l’area di servizio Limena di Padova, che ha visto la luce in pieni anni Sessanta, prima della crisi petrolifera, dalle squadre e compasso immaginifici dell’architetto Ignazio Gardella.L’area Limena è un esempio di modernismo organico, dotata di una pensilina a forma di conchiglia e caratterizzata ancora una volta da linee fluide.La struttura è ancora presente anche se non più in uso come area di sosta e all’epoca si trattava di un pezzo unico, progettato per stupire e accogliere e che ancora oggi è considerato uno tra i migliori esempi di “architettura da viaggio”.Tra le riconversioni degne di nota andiamo a Piacenza, dove l’ex distributore AGIP in Via Colombo degli anni Cinquanta nel 2020 è diventato un chiosco gastronomico e street food sotto la pensilina originale.A Rimini dove l’ex distributore ENI in Via Marecchiese degli anni Sessanta, nel 2019 ha dato la vita a un wine bar in cui il design minimale della struttura conservata, fa da cornice al raffinato locale serale.A Roma, dove l’ex stazione Total al Pigneto nel 2018 è passata da stazione di servizio anni Cinquanta a un moderno spazio urbano per eventi, mostre e festival culturali.A Torino, nell’elegante zona Crocetta, dove uno storico ex distributore Agip degli anni Quaranta, è stato riconvertito nel 2015 in coffee shop e showroom, grazie a una ristrutturazione che è rimasta rispettosa dell’originale, ma con un tocco retrò-chic.Oppure a Pistoia dove uno storico punto di rifornimento cittadino è diventato un juice bar e street food bio, frutto di un progetto di riuso urbano sostenibile.In Oltrarno, a Firenze dove una stazione anni Cinquanta è stata trasformata in un Info Point turistico mantenendo vetrate e pianta originali.A Genova, dove nel 2018 un fast food sostenibile ha visto la luce all’interno della ristrutturazione di una stazione di servizio anni Sessanta dando vita a una vera e propria fusione tra design vintage e proposta gastronomica giovane.E infine a Trento, dove una stazione di servizio anni Cinquanta, a seguito di un bando pubblico, è stata recentemente riconvertita in uno spazio espositivo per artisti emergenti.
Ma le aree di servizio del nostro paese non sono solo punti di ristoro, di sosta, di rifornimento.Sono anche dei ponti energetici, dei fulcri storici, che si radicano profondamente nel tessuto urbano e sociale dell’Italia in cui sono stati tirati su.E talvolta diventano simboli pulsanti di momenti storici fondamentali e punti di svolta della vita di una popolazione come nel caso della stazione di servizio Esso di Piazzale Loreto a Milano.Ideata da un architetto sconosciuto, espressione del puro razionalismo urbano, con le sue pensiline snelle, e gli intrecci di vetro e metallo, era una tra le stazioni di servizio più frequentate della città.Demolita completamente, oggi resta nelle fotografie e nella memoria cittadina e nazionale come icona del dopoguerra motorizzato.Questo è il luogo dove, il 29 aprile 1945, vennero esposti i corpi di Benito Mussolini, Claretta Petacci e altri gerarchi fascisti, appesi a testa in giù alla tettoia della stazione di servizio.Un gesto simbolico che fu la risposta all'eccidio di quindici partigiani antifascisti fucilati nello stesso piazzale, il 10 agosto 1944. Il distributore si trovava proprio all'angolo tra Corso Buenos Aires e Piazzale Loreto, in una posizione strategica per il traffico cittadino.La stazione di servizio era composta da una pensilina in metallo sostenuta da colonne, tipica dell'architettura funzionale dell'epoca. Le pompe di benzina erano collocate sotto la tettoia, mentre l'edificio di servizio si affacciava direttamente sulla piazza.Dopo la fine della guerra, il distributore ha continuato a operare per qualche tempo, ma negli anni Cinquanta fu demolito per far spazio a nuove costruzioni.E a storie nuove.