Da “La pazza gioia” a “Kill Bill”: 5 film per una donna al volante

Come sappiamo, l’8 marzo è la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna. Nemico di questa ricorrenza è senz’altro il luogo comune, in grado di sminuire le conquiste sociali faticosamente ottenute dal gentil sesso. Tra questi stereotipi, c’è sicuramente quello che associa la donna ad una scarsa abilità alla guida di un'auto. Ben consapevoli dello scarso fondamento di questa equazione nella vita reale, abbiamo voluto stilare un elenco di 5 film in cui sono proprio le protagoniste femminili a dare alla trama una piega interessante, e in ciascuno emerge il loro personalissimo rapporto con l’automobile. Queste donne hanno in comune un’indipendenza e un’emancipazione senza uguali. Al volante sono sicure e determinate. E sono pronte a tutto per difendere la propria condizione.
1.UMA THURMAN IN “KILL BILL VOL.2”Iconica, a bordo della sua Volkswagen Karmann Ghia - basata interamente sul telaio e motore Volkswagen del Maggiolino 1200 – il personaggio della Sposa (interpretato da Uma Thurman) è l’anti eroina per antonomasia. Il suo sguardo - in bianco e nero - verso la strada a bordo della decappottabile rimarrà indissolubilmente scolpito nella storia del cinema.A esso è legato un aneddoto, ben testimoniato da un video che documenta l’accaduto: l’attrice, proprio durante le riprese di questa scena, è rimasta vittima di uno scontro automobilistico, riportando tra l’altro  gravi ferite. Non era prevista infatti, su insistenza del regista Quentin Tarantino (che, in seguito all’accaduto, se ne rammaricò) la presenza di una stunt woman.Non possiamo, guardando questo film, non affezionarci al suo personaggio e alla sua sete di vendetta, progettata nei minimi particolari. La Sposa sta spuntando dalla lista tutti suoi nemici, rei di averle sparato in testa il giorno del suo matrimonio, con conseguente coma ospedaliero e perdita del figlio che aveva in grembo. La sua rabbia è palpabile, buca lo schermo.Il personaggio della Sposa, assieme a quello di Mia Wallace in “Pulp Fiction” (sempre di Tarantino, sarà un caso?) è forse tra i più ricordati, tra quelli interpretati da Uma Thurman. Per questo ruolo, in entrambi i capitoli della saga, venne candidata al Golden Globe.
2. GEENA DAVIS E SUSAN SARANDON IN “THELMA E LOUISE”Per evadere dalle proprie noiose vite quotidiane, Thelma (Geena Davis) e Louise (Susan Sarandon) decidono di trascorrere un week-end in una casa di montagna, a bordo di una strepitosa Ford Thunderbird, senza informare i rispettivi consorti. Il viaggio prenderà diverse pieghe inaspettate e culminerà in una decisione finale (chi conosce il film sa bene a cosa ci riferiamo) tanto triste quanto spettacolare. Geena Davis e Susan Sarandon incarnano in questo film l’ideale della donna che si oppone a una vita casalinga e conformista. Lo fanno in maniera non certo facile, uccidendo per legittima difesa un uomo e fuggendo dalla polizia. Ma senza dubbio, libera da ogni regola. La Ford Thunderbird divenne, grazie a questo film, un sinonimo di libertà e ribellione, imponendosi come una delle auto più iconiche di Hollywood, grazie soprattutto alla guida spericolata delle due protagoniste.
3. SERENA GRANDI IN “TERESA”Probabilmente non è da tutti assistere a un inseguimento tra due camion in piena autostrada.  È con questa scena che si apre un film non conosciuto, ma in grado di fornire uno spaccato sulla vita frenetica dei camionisti. Stiamo parlando di “Teresa” (1987), regia di Dino Risi. Protagonista la romagnola Teresa, impersonata da Serena Grandi, attrice cult degli anni ’80 italiani la quale, una volta rimasta vedova, è costretta a saldare un debito di 80 milioni di lire entro Ferragosto dell’anno successivo. Per riuscire nell’impresa, inizia a trasportare personalmente merci dalla Germania alla Sicilia, schivando una lunga lista di ammiratori. A bordo di uno Scania 142, la procace Teresa è molto probabilmente un caso più unico che raro nel cinema italiano: è infatti raro che vengano ritratte, nella vasta filmografia di questo paese, donne che guidano il camion. Di per sé, già a partire da questo ruolo professionale, il film è un completo outsider. L’interpretazione magnetica di Serena Grandi non può che valorizzare ulteriormente il tutto.
4. LE STUNT WOMAN IN “DEATH PROOF” (GRINDHOUSE)Stuntman Mike (Kurt Russell) è una controfigura ormai in pensione. Ha una peculiarità: adora uccidere le sue vittime con un'auto truccata, una Chevrolet Nova SS del 1970. Nel suo mirino entrano Abernathy, truccatrice/hairstylist, Kim, stuntwoman, Lee, attrice, e Zoë, anch'essa stuntwoman. E si capisce sin da subito che per Stuntman Mike non c’è verso di portare avanti la sua “missione”: in un inseguimento mozzafiato tra le ragazze a bordo di una Dodge Challenger del 1970 che eseguono un numero d’azione rischiosissimo  (una delle ragazze è sdraiata sul cofano della macchina, legata solamente grazie a due cinture) e Mike sulla sua Chevrolet, quest’ultimo verrà pesantemente vendicato. “Death Proof” (in italiano “A prova di morte”) fa parte del progetto “Grindhouse” condiviso tra Quentin Tarantino e il regista Robert Rodriguez. Il film si ispira allo slasher, un sottogenere di film horror in cui l'antagonista principale è un maniaco omicida (spesso mascherato) che dà la caccia a un gruppo di persone. Qui questo modello viene sovvertito: le protagonista femminili avranno infatti la meglio.
5. VALERIA BRUNI TEDESCHI E MICAELA RAMAZZOTTI IN “LA PAZZA GIOIA”C’è chi ha etichettato queste due protagoniste “le Thelma e Louise all’italiana”. In effetti non è molto lontano come paragone: Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti) scappano da una comunità per donne affette da disturbi mentali. Finiscono in giro per l’Italia e tra i tanti luoghi c’è anche la bella villa della madre di Beatrice dove si sta girando un film:  qui le due fuggitive riescono a fingersi comparse e salire sulla meravigliosa Lancia Appia Convertibile, una macchina che ancora oggi fa sognare gli appassionati di auto storiche. Quest’automobile diventa testimone “storica” della fuga delle due protagoniste, fornendo al film un ulteriore elemento d’interesse.
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