foto di una scena del film lamborghini frank grillo amazon prime

Lamborghini: The man behind the legend

Il film è stato presentato a Roma lo scorso autunno e ha ricevuto dai più numerose critiche, merito anche dei tanti errori presenti. Presentato all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, uscito negli Stati Uniti a fine 2022 e distribuito su Prime Video anche in Italia da metà gennaio, “Lamborghini – The man behind the legend” è la storia vera (ma abbondantemente romanzata)  di Ferruccio Lamborghini dalla fine della seconda guerra mondiale alla crisi del marchio negli anni settanta. ll film è ispirato al libro biografico “Ferruccio Lamborghini, la storia ufficiale”, scritto da Tonino Lamborghini, figlio di Ferruccio. Non si sa come questa pellicola sia stata accolta dalla famiglia Lamborghini. Eppure, non occorre essere vicini al marchio automobilistico per accorgersi dei numerosi stereotipi e delle tante approssimazioni. Così com’è dura da digerire il coinvolgimento di attori di chiara fama come Gabriel Byrne (nei panni di Enzo Ferrari) e il premio Oscar Mira Sorvino, che qui interpreta Annita, la seconda compagna di Ferruccio.
Ma veniamo alla trama. Una delle prime scene mostra un ormai adulto Ferruccio in vestaglia giocare con due modellini di automobile, una Ferrari e una Lamborghini e immaginare che alla guida vi siano rispettivamente Enzo Ferrari e se stesso. Una rincorsa cui Ferruccio arranca, anche metaforicamente, a testimoniare l’enorme distacco tra i due, soprattutto da un punto di vista di personalità e stile. Subito dopo veniamo catapultati a Cento, alla fine della seconda guerra mondiale. Ferruccio, dopo diversi anni al fronte, torna dal padre agricoltore e dai fratelli. Neanche il tempo di riposarsi che dichiara la propria idea: costruire trattori in grado di fare la differenza. Il padre storce il naso sin da subito, ma nulla può di fronte al turbine creativo del figlio e alla paternità incombente dello stesso. Ferruccio entra in società con l’amico Matteo (un’amicizia che finirà a causa di una donna, Annita) e finalmente fondano la Lamborghini Trattori. Nel mentre, il continuo desiderio di affermazione e cinismo, sfoderato a più riprese per esorcizzare la morte di parto della prima compagna, Clelia.
Il film è poi talmente veloce che ci porta all’ascesa sociale di Ferruccio: donnaiolo, gran lavoratore ma soprattutto abile sognatore. È in seguito alla continua competizione con Enzo Ferrari (competizione del tutto personale) che Lamborghini decide di produrre anche lui un’automobile. Ma non un’automobile qualunque: la più grande automobile esistente. Eccolo quindi progettare in pochissime settimane la Lamborghini 350 GT, assieme a professionisti quali Giampaolo Dallara, Giotto Bizzarrini e il designer Franco Scaglione. LA 350 GT verrà esposta in anteprima al Salone dell'automobile di Ginevra nel marzo 1964 come una vera e propria opera d’arte, capace di innovare in maniera creativa il mercato con i suoi doppi fari anteriori circolari al posto di quelli ovoidali.  Come nello stile del film, in pochi secondi ci trasferiamo con un salto temporale alla crisi degli anni settanta. Crisi che viene approfondita solo in superficie, accennando solamente al problema sociale degli operai, ai numerosi scioperi e al padrone visto sempre di più come uno sfruttatore come tanti altri.
Recitazione da dimenticare, rappresentazione di un’Italia “da cartolina” e tanti, troppi errori in bella vista. Gli amanti delle Lamborghini non hanno apprezzato questo film, tantomeno giornalisti e critici cinematografici. In effetti, di errori ve ne sono in abbondanza.In diverse scene le automobili su strada non possiedono targa, com’è possibile?! ll marchio Ferrari viene presentato in maniera pressoché imbarazzante quando fuori dalla sede di Maranello spunta una scritta “Ferrari. When you want to be somebody”, citazione attribuita a Frank Sinatra ma in tono dispregiativo. Più volte la Lamborghini Miura viene sorprendentemente collocata nella corsia di sinistra, quindi in contromano, dal momento che le scene sono ambientate in Italia. Condisce il tutto una rappresentazione dell’Italia per niente credibile, tutta paesaggi agricoli finti, vino e boom economico. Un vero peccato, dal momento che un personaggio come Ferruccio Lamborghini avrebbe meritato maggiore giustizia.
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